mercoledì 5 novembre 2008

Disamore

Ci sono giorni in cui il solo latrare di un cane lontano può farsi scrittura, giorni in cui potrei scrivere pagine fitte sul brusio che ora mi viene dalla piazzetta a pochi passi da me, e tratteggiare con questo brusio un quadro animato di colori, di persone, di vita. Oggi invece di questo brusio io sento solo il brusio, indistinguibile, che non può essere riempito se non del poco spazio vuoto tra me e la piazzetta ancora illuminata da un sole cocente. Scrivere della piazza, della luce bianca che la racchiude in questo inizio d’estate, delle pigre colazioni al tavolino del bar sulla piazzetta che di tanto in tanto mi consento quando mi metto a spiare l’umanità cercando di leggere tra le rughe dei passanti una storia, lo so fare in certe ore.
Ci sono ore in cui le parole si disamorano di me, sono le ore della distonia quando a malapena mi rimane sentore della mia stessa umanità. Il mondo si oscura in quelle ore. La piazza scompare. Si tira giù il sipario e mi ritraggo.

(estate, 2008)

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