giovedì 13 novembre 2008

Asilo

Premessa.

Un anno e mezzo fa circa avevo cominciato a scrivere una storia, la storia di Maria (da non confondere con l'attuale Maria Zambrano, per atto di appropriazione indebita). Ne scrissi diverse pagine. Poi la storia non ne volle più sapere di essere scritta. E si interruppe. C'è una pagina però di quella storia a cui sono particolarmente affezionata ed è quella pagina che posto oggi da qui.

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Lei ha lo sguardo severo, che intimorisce. Ti penetra l’anima come lama quando viene a cercarti con gli occhi e ti denuda. Spesso è triste Maria, ma quando ride, quando ride la sua risata è un fuoco che accende tutto attorno a sé di un caldo colore di rosso.

Un giorno Maria, che pure non indulge a facili confidenze, mi ha raccontato di quando era bambina, di sua madre e delle suore. Ricorda vividamente la scena quotidiana di lei e la madre, al cospetto della suora portinaia, vecchia vecchia e con tante rughe, seduta su una poltroncina nell’angusta e scura anticamera dell’orfanotrofio. La suora portinaia tutti i giorni guarda la madre negli occhi e dice “Ancora?”. La madre non risponde e scappa via in tutta fretta come se avesse qualcosa di urgente da fare … Maria tutti i giorni si chiede cosa significhi quell’ “ancora”! E si perde in storie fantastiche a riempire l’ancora misterioso della suora portinaia.Dopo l’angusta anticamera, si entra in un enorme cortile interno, un inno alla luce, con una fontanella alla destra sormontata da una piccola Madonnina mantata di azzurro. E poi si aprono le grandi vetrate che danno accesso a una grande sala. A sinistra si affaccia la cucina con suor Giovanna sempre indaffarata dietro enormi pentoloni fumanti, suor Giovanna talvolta la porta con sé ma non le dà grande attenzione, perduta com’è dietro questi fumi odorosi, Maria però guarda ed è contenta di partecipare, in silenzio e in disparte, a questo grande rito della preparazione dei cibi.

A destra della sala la grande scalinata che porta al piano alto, alle camere delle suore e delle orfanelle, quello è il luogo proibito, le è assolutamente vietato accedere a quell’ala della casa, lei non è un’ “orfanella” e Maria si accende tutti i giorni del desiderio di visitarla, perché lì si nascondono i segreti della vita vera. Così pensa Maria tutti i giorni, sì ne è certa, la vita vera della “casa” è lì, nel luogo che le è interdetto. Sempre a destra della sala di ingresso si apre l’enorme refettorio, lì si consumano i pasti, la “pasta e fagioli” di suor Giovanna e la “pasta asciutta” che è davvero asciutta, colore di rosa, ma il gusto della “pasta asciutta” di suor Giovanna, Maria se lo ricorda ancora tutto e si rammarica per non averlo mai più ritrovato altrove. Dopo il pranzo le “orfanelle” sparecchiano in fretta e in modo festoso. Maria vorrebbe aiutarle ogni giorno, ma non può farlo, le suore non vogliono, lei non è un’ “orfanella” e Maria sta a guardare da un angolo e ha voglia di piangere perché non è giusto non essere un’orfanella. Le orfanelle la guardano dispettose, peggio per lei che non è un’orfanella e qualcuna glielo sussurra anche ogni tanto. Maria vorrebbe piangere, ma non sa farlo. Dopo pranzo il refettorio diventa l’aula per i compiti e il doposcuola. Intorno ai quattro anni, Maria sa già scrivere, la sua prima parola è SALE e la scrive in cucina un giorno che spia suor Giovanna. Quando suor Giovanna se ne accorge, urla come una pazza dall’entusiasmo: “Scrive, scrive” e le spara un bel bacio in fronte, bacio al sapore di vaniglia. Da allora Maria comincia con la scrittura, e copia copia copia le parole della cucina per ricevere un bacio, ogni giorno dal sapore diverso, tutti i sapori di suor Giovanna.Di sera la madre la riprende e la suora portinaia ha uno sguardo d’accusa per lei. Sempre più tardi, dice, sempre più tardi, lo sai che non è giusto così, vero? La madre abbassa gli occhi e poi scappano insieme nel buio. A casa si cena sempre in modo frugale e la sera a letto Maria sogna le grandiose cene nel refettorio e i sapori di suor Giovanna e le risate delle orfanelle. Non è giusto Signore, non è giusto borbotta. Perché non sono un’orfanella?

11 commenti:

libero ha detto...

davvero rilevante, sarebbe stato bello leggere l'intero lavoro.
sarà anche questo, cosa di tempo?

María Zambrano ha detto...

No, Libero. Questa è una storia interrotta e forse è meglio che sia così. Ma ti piace davvero? Mi sembra un modus così diverso rispetto al tuo modo di scrivere le "viscere" (che io amo molto tra parentesi, non le viscere, ma il modo)! Un modo "tradizionale", il mio. Eppure anche lì c'erano tante viscere, credimi. Non c'è più tempo per quella storia, almeno credo. Cià. ;)

Donnachenina blog ha detto...

Ciao Maria,
io amo molto leggere, ma non sono affatto portata per la scrittura,...e quando scopro che una persona sa farlo ne resto molto affascinata, come tutte le cose che a noi sono sconosciute, è un peccato che hai interrotto la tua scrittura...ma mai dire dire mai, può darsi che troverai il desiderio di riprendere a raccontare.
Un caro saluto

Anonimo ha detto...

...trasversale; condizioni di mezzo; respiro interrotto di un vissuto potenziale; rammarico; frustrazione; accanimento mansueto, quindi più amaro. Quanto racconta questo personaggio! c'è tutto questo in Maria? in attesa di una risposta un abbraccio...hai presente quei giorni in cui la pelle sembra cercare la sensazione fisica di un contatto? una sensazione fisiologica che nasce da altro...vabbuò...non centra...annebbiamenti della mente...Ciao! :( ...I'm tired...Demetrio

enne ha detto...

Sai che me lo ricordavo? E oggi, come allora, ho provato lo stesso senso di sgomento, per quella povera bimba ignara.
Un abbraccio.

María Zambrano ha detto...

@ Donnachenina. La storia di Maria è interrotta. Ma chissà può essere che arrivino altre storie ... un abbraccio.

@ Demetrio. Aspetta che prendo il traduttore ... una cosa l'ho capita: il riferimento ai giorni. Sì, ce li ho presenti, caro il mio pasticcione. Un bacione.

@ La Bislacca. Mi fa piacere che tu ricordi. Tengo davvero a quella pagina e a quella storia interrotta. ;)

Anonimo ha detto...

mi piace la musica delle parole , prima che il senso o il loro ordine .
e non c' è modus che tenga , e per fortuna.
sono per l'accaduto "marìa" meno per il raccontato.

saluti

María Zambrano ha detto...

Ti adotterei solo per queste ultime parole ... "sono per l'accaduto Maria non per il raccontato". Bellissime.

Anonimo ha detto...

Direi che invece è tempo di tirar fuori tutto e ricominciare a scrivere, direi anche che quel: "si entra in un enorme cortile interno, un inno alla luce, con una fontanella alla destra sormontata da una piccola Madonnina mantata di azzurro", mi ha trasmesso tutta la luce e la pace di quel cortile tinto d'azzurro. Dico, infine, e questa è davvero la fine, che ci son storie che son fatte per essere raccontate, devono essere raccontate, questa credo sia una di quelle storie ed io non vedo già l'ora di leggerla. Un abbraccio fortissimo "bella mia" (come dici tu:)).

María Zambrano ha detto...

Difficilmente riprenderò a scrivere quella storia, meno che mai in questo periodo ma magari ce ne saranno altre, chissà. Se non si faranno avanti, pazienza. Ci s-confesseremo con i nostri scleri quotidiani. Bacio.

Anonimo ha detto...

ovviamente, ricordo alla perfezione. è passata un'altra domenica, un'altra.:*