venerdì 31 ottobre 2008

Il giudizio del soggetto

Il soggetto (sempre María Zambrano per un atto di appropriazione indebita) oggi ha perso un po’ del suo giudizio e ha dovuto anche pagare per perderlo. Vi scrive stasera con mezza bocca anestetizzata. Che consapevolezza diversa del corpo stasera. Una bocca è una bocca ma in genere uno non ci pensa. La bocca. E’ lì. Fa parte del soggetto. La si muove per parlare, per nutrirsi, per lavarsi i denti. E’ solo una bocca però. Non se ne ha consapevolezza. Di rado capita di pensare alla gengive della propria bocca, a quelle pareti con in mezzo i denti. Sotto anestesia ci si pensa invece. Ci si chiede se il senso del gonfiore sia solo una sensazione o se davvero si stiano gonfiando le gengive e le membrane interne stiano davvero crescendo su se stesse tanto da impedirci di deglutire, ci si chiede se la morte può iniziare anche così. Si ha l’impressione che stia per accadere una metamorfosi, che quelle membrane e pareti si stiano espandendo sempre più e finiranno per occluderci del tutto la gola fino a impedirci il respiro stesso. Poi con la razionalità ci si dice: No. Non c’è davvero questa espansione. E’ l’anestetico che ci cambia le percezioni. Durerà ancora un poco. Poi passerà.
Non ha sentito dolore, María Zambrano. Nessuno. Niente che possa approssimarsi all’idea del dolore fisico. Una cosa facile. Un’estrazione da niente. Il dentista è sorridente quando glielo dice e replica che fin quando starà seduta su quella poltrona non ne sentirà mai di dolore. Ci mancherebbe altro. Uno dovrebbe anche pagare per sentire dolore? Non garantisco però per il “dopo”. No. Per il “dopo” non garantisco. (sic)
Lei sorride mentre pensa: Allora fammi restare su questa poltrona per tutta la vita. Dai. Che ti costa? Se vuoi, puoi darmi anche una poltrona un po’ più scomoda e non necessariamente al centro della scena. Posso mettermi lungo una parete e starmene lì buona buona fino alla fine dei miei giorni. Non farmi andare via, dai. Che ti costa?
Con la bocca ancora mezzo anestetizzata María Zambrano parla al telefono con la genitrice che le strappa una promessa, facendosi forte della debolezza del soggetto che parla con lei oggi, un soggetto tutto concentrato su una sua mezza faccia, la sinistra. Sì. Si vedranno domani a pranzo il soggetto e la di lei genitrice. E così sia. Quando dicesi che il giudizio comincia davvero a scarseggiare …

Post scriptum. Il migliore amico di María Zambrano è appena passato a visitarla. Adesso è andato in farmacia a fare incetta di antidolorifici e farmaci di pronto intervento nel caso in cui il dolore dovesse fare capolino ché il soggetto mica aveva pensato a tale eventualità!!! Che grandi amici che ha María Zambrano, pieni di attenzione e premurosi. E’ fortunata María in questo e lo sa.
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Post scriptum di secondo grado. Il soggetto da domani ricomincia a scrivere in prima persona ché mica le piace tanto parlare sempre in terza persona, eh!!!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Il "soggetto" ha tutto sommato una buona capacità di giudizio, poiché la qualità di una persona si comprende anche dal tipo di persone che frequenta, dagli amici che ha e dalla capacità di aver cura di essi. In questo, mi pare di poter dire, il "soggetto" non difetta affatto. Quanto alla famosa poltrona, credo che molti desidererebbero averla; se potessi donartela lo farei, ma alla fine è inevitabile ricordare che gli occhi non son fatti soltanto per vedere... I miei omaggi. Dino.

María Zambrano ha detto...

Sei una persona speciale, fattelo dire, e la poltrona è un "non luogo", un'utopia. Te lo immagini come sarebbe stare tutta la vita su una poltrona comoda comoda? La poltrona dell'atarassia? Bacio.