mercoledì 29 ottobre 2008

Il soggetto

Il soggetto (io) è un soggetto come tanti. Scrive e scrive per sopravvivere alla propria pusillanimità nella maggior parte dei casi, talora scrive per giustificarla in qualche modo. Il soggetto ha appena ricevuto la visita del suo migliore amico che non vedeva da qualche giorno e che, non consapevole del danno che avrebbe potuto autoarrecarsi, o semplicemente per incoscienza, l’ha appena invitata a uscire a prendere un po’ di aria. Ma oggi l’operazione, che consuetamente gli riesce, non gli è riuscita ché il soggetto trovavasi in piena crisi di indolenza derivante da un’eccessiva attività dei giorni passati ché il soggetto funziona così: se esagera in qualcosa (ed esagera spesso), poi deve rimettere tutto a posto (o almeno illudersi di farlo) con un’esagerazione di segno opposto. Il soggetto è uno di quelli che non fanno mai oggi quello che può essere rinviato al domani e questa è una delle sue idiosincrasie. Per dirvene una: sarebbe potuto uscire (sempre il soggetto) a prendere le sigarette che stanno per finire e avrebbe potuto farlo in compagnia del suo migliore amico ma … ha deciso di non farlo. Perché uscire adesso se le sigarette possono bastare per almeno un paio di ore? Il soggetto è proprio uno strano soggetto ma non un cattivo soggetto alla fin fine se non per una cosa: è un soggetto. E spesso questo è un guaio.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Sei chi io penso che tu sia?Se sì, bene, chè mi stavo per preoccupare. Se no, bene comunque, chè a conoscere gente nuova non si perde mai niente. a presto o un bacio?dipende dalla risposta al quesito precedente ;)

María Zambrano ha detto...

Come puoi anche solo dubitare ... e chi vuoi che sia? Non sono un soggetto abbastanza riconoscibile forse? Ti spiegherò tutto. ;)

enne ha detto...

Ecco: allora ad aver capito siamo due. :-)
In effetti non mi spiegavo un paio di cose. :-|

María Zambrano ha detto...

Sapevo che mi avresti ri-conosciuta senza avere alcun dubbio. ;)

Anonimo ha detto...

Il "soggetto" è tale fortunatamente, i guai incominciano quando ci si trova di fronte e a confronto con altri soggetti. O si condivide lo stesso orizzonte di senso, uno simile per lo meno, oppure si finisce, inevitabilmente, con il fraintendersi, con il non comprendersi, per quanto si possa utilizzare uno stesso linguaggio e si possa trascorrere il tempo insieme, ridendo e divertendosi come se ci si comprendesse davvero. "Da un certo punto in poi non c'è più ritorno. E' quello il punto da raggiungere" - Franz Kafka... il "soggetto" è tale perché ha toccato detto punto, non è più in cammino verso se stesso, per cui non abbisogna di giustificazioni interiori o esteriori per fare ciò che sente ed è. I miei omaggi. Dino.

Anonimo ha detto...

Temo sempre di peccare di presunzione ;) aspetto news.ce l'hai la mia email, no?

María Zambrano ha detto...

@ Dino. Sai già come la penso in realtà, almeno credo. Il soggetto è tale solo e se in relazione. Per sé stesso nulla è per quanto possa illudersi di essere qualcosa. Sai qual è il guaio vero del soggetto secondo me? Spesso dice "che importa? tanto è uguale ...". Raramente sa dire "che importo? alla fin fine sono uguale". Il soggetto a volte è una gran brutta cosa. Un abbraccio.

@ Violetta. Certo che ho la mail e cmq ho tanti modi per contattarti. Lo farò presto. Bacio.

Anonimo ha detto...

Giusta osservazione, la tua; non per nulla parlavo di confronto con altri soggetti. E' nel confronto, nel condividere, che si raggiunge il punto, ma ciò è possibile se ambo le parti condividono, partecipano di uno stesso orizzonte. Altrimenti, si finisce con il proiettare il proprio spirito sulla realtà, senza mai uscire veramente da se stessi, da qui l'illusione di comprendersi, oppure si finisce con il credersi "non significativi", di essere "nulla", in quanto soggetto o in senso assoluto. In questo senso, essere "soggetto" è sicuramente doloroso e impegnativo, una gran brutta cosa. Si capisce che a volte ci si sente soli e si vorrebbe non essere "soggetti", ma oggetti, si desidererebbe lasciarsi andare e partecipare al comune sentire, che sembra, esteriormente, più sereno, felice e meno solitario; ma è un'illusione, ché l'apparente serenità è solo la maschera della non partecipazione, non condivisione e incapacità di "sentire l'altro" di cui le nostre vite quotidiane e l'edonismo della nostra società sono un esempio così colossale e plateale. I miei omaggi. Dino.